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La Bibbia in un anno 2024Sample

La Bibbia in un anno 2024

DAY 26 OF 365

Perché Dio permette la sofferenza?

Un giorno Gavin Read, ex arcivescovo di Maidstone, chiamò un giovane nella sua chiesa a raccontare la sua storia. Il giovane disse che da bambino, all’età di circa un anno, cadde dalle scale e che a causa di quella caduta la sua schiena andò in frantumi. Per anni dovette sottoporsi a numerosi interventi chirurgici e a trattamenti dolorosi. Gavin allora gli chiese: "Quanti anni hai adesso?" E lui: "Diciassette". E quanti anni hai trascorso in ospedale? "Tredici" rispose. "Pensi che Dio sia stato giusto con te?" A quel punto il ragazzo disse: “Dio è giusto, e per quel che mi riguarda avrà tutta l'eternità per sistemare le cose con me". Viviamo in un mondo che ha perso il senso dell'eternità, che cerca la gratificazione immediata, il “tutto e subito”. Ma riguardo all’eternità, il Nuovo Testamento è pieno di riferimenti e di grandi promesse. Dice che un giorno la creazione originale sarà ripristinata, che Gesù tornerà per dare vita ad "un cielo nuovo e una terra nuova" (Apocalisse 21,1). Un mondo nuovo dove non ci sarà più pianto, né dolore e sofferenza. Il nostro corpo fragile, decadente e mortale sarà trasformato e reso glorioso come quello di Gesù risorto. La sofferenza non era parte del disegno originale di Dio (vedi Genesi 1-2). Prima della ribellione, non vi era traccia di sofferenza nel mondo. Il Nuovo Testamento ci dice che non ve ne sarà traccia neppure in futuro, quando Dio creerà cieli nuovi e terra nuova (Apocalisse 21,3-4). La sofferenza, quindi, non appartiene al mondo di Dio. Come abbiamo visto ieri, alla domanda "Perché Dio permette la sofferenza?” non esiste una risposta semplice e completa. Tuttavia, anche dal brano di oggi, possiamo trarre alcuni spunti e approfondimenti molto interessanti.

Salmi 16,1-11

Vedere la sofferenza di questa vita nella prospettiva dell'eternità

Il salmo di oggi è uno dei pochi brani dell'intero Antico Testamento in cui si preannuncia la prospettiva di un’eternità alla presenza di Dio. Davide scrive: “Perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (vv.10-11).

In questi versetti scopriamo che la risurrezione di Gesù era già stata predetta nelle Scritture (vedi Atti 2,25–28). Questa è la speranza più grande che possiamo avere. Una vita senza fine, alla presenza di Dio, piena di gioia e pace. Paolo dice: "Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Romani 8,18).

Signore, grazie perché in Gesù posso attendere con desiderio ardente un corpo risorto e un'eternità alla presenza di Dio, piena di gioia e di pace senza fine.

Matteo 18,10-35

Comprendere la relazione tra libertà umana e sofferenza

L'amore non è amore se non è libero. Non puoi amare una persona se ti obbligano a farlo. L'amore è tale solo se vi è una vera scelta di amare l'altro. Dio ti ama. Dio ha dato agli esseri umani questa libertà di scelta, la libertà di scegliere se amare o non amare. Spesso nelle nostre vite, le sofferenze sono dovute alla nostra scelta di non amare Dio o gli altri.

Ma che legame esiste tra peccato e sofferenza? Gesù rifiuta espressamente l’associazione automatica tra le due cose (Giovanni 9,1.3). Dice che situazioni come i disastri naturali non sono una forma di punizione di Dio (Luca 13,1-5). Ma ci sono situazioni di sofferenza che invece sono conseguenza del nostro peccato o di quello di altri. Guardiamo tre esempi:

  1. Smarrirsi

    Gesù parla di una pecora che si “smarrisce” (Matteo 18,12). \t Ci dice che quando ci allontaniamo dalla protezione del Pastore, cioè da Dio, diventiamo deboli e vulnerabili. Ci dice che Dio non smetterà mai di cercarci perché non vuole "che neanche uno di questi piccoli si perda" (v.14).

  2. Il peccato altrui

    Con la frase "Se il tuo fratello commetterà una colpa" (v.15) Gesù ci invita alla riconciliazione, perché la sofferenza nel mondo è conseguenza del peccato nelle sue varie forme, a livello individuale, comunitario e globale.

    Gesù invita i suoi discepoli, e noi, al perdono illimitato, a perdonare chi ci fa un torto non sette volte, ma “settanta volte sette”(v.22).

    Il perdono però non è facile. La croce ci ricorda quanto sia faticoso e doloroso. Perdonare non significa approvare ciò che l'altro ha fatto, né scusarlo o negarlo, né fingere di non essere stati feriti. Perdonare significa essere consapevoli di ciò che l'altro ha fatto, significa che nelle relazioni personali dobbiamo mettere da parte ogni forma o idea di vendetta e castigo e mostrare misericordia e grazia alla persona che ci ha ferito.

  3. Mancanza di perdono

    Perdonare può essere estremamente difficile. C.S. Lewis ha scritto: "Tutti pensano che il perdono sia una bella idea, ma fino a quando non hanno qualcosa da perdonare".

    Nell’ultima parabola, notiamo la natura distruttiva del non saper perdonare. La riluttanza del primo servitore a perdonare un debito relativamente piccolo (100 denari, pari a circa tre mesi e mezzo di un salario medio) nonostante gli fosse stato condonato un debito molto grande (10.000 talenti, pari a circa 160.000 anni dello stesso salario medio) distrugge il suo rapporto con gli altri servitori e porta il secondo servitore ad essere gettato in prigione. La mancanza di perdono distrugge le relazioni tra le persone e ci porta a scagliarci contro coloro che pensiamo abbiano peccato contro di noi. Ne vediamo i risultati nei fallimenti matrimoniali, nelle relazioni interrotte tra le persone o nei conflitti tra comunità diverse.

    Il perdono non è qualcosa che possiamo acquistare o guadagnare. È un dono. Un dono che Gesù ha ottenuto sulla croce per me, per te e per tutti. Perdonare richiede prima di tutto riconoscere il perdono di Dio, perché solo chi è stato perdonato sa a sua volta perdonare. Le persone perdonate, perdonano. Essendo stati tutti perdonati in maniera così grande ed illimitata da Dio, siamo invitati a perdonare a nostra volta tutte le offese piccole o grandi che riceviamo.

    Sono così grato a Dio per il fatto che non ponga limiti alla frequenza con cui mi perdona. Eppure, a volte mi trovo a pensare cose del tipo: "Ok, ti perdono una o due volte, ma se continui a farlo non ti perdonerò più".

Siamo chiamati a coltivare nel nostro cuore lo stesso atteggiamento di perdono che Dio ha con noi ogni giorno.

Signore, aiutami a usare la mia libertà per amare e soccorrere con misericordia le persone che si sentono lontane e smarrite. Aiutami a non causare sofferenza e come Gesù a dare la mia vita per aiutare le persone nelle proprie sofferenze.

Giobbe 1,1-3,26

Rispondere sempre alla sofferenza con compassione

Il libro di Giobbe è incentrato sulla sofferenza. Riguarda principalmente la domanda: "Come dovremmo rispondere alla sofferenza?"

Offre inoltre uno sguardo sull'origine della sofferenza e sulla figura di Satana. Leggiamo infatti che quando gli angeli si radunarono davanti a Dio "anche Satana andò in mezzo a loro" (1,6). Veniva da un giro "in lungo e in largo" (v.7) ed il suo obiettivo era causare più sofferenza possibile.

Prima che gli esseri umani fossero creati, Dio creò altri esseri liberi, creativi e intelligenti. Ma poi, all'interno di questo regno spirituale di angeli, vi fu una ribellione.

Gran parte della sofferenza nel mondo può essere spiegata come il risultato di un mondo decaduto: un mondo in cui tutta la creazione è stata colpita, non solo dal peccato degli esseri umani, ma ancor prima dal peccato di Satana. Il serpente esisteva prima che Adamo ed Eva cadessero nel peccato. Come risultato del loro peccato, "spine e cardi" sono entrate nel mondo (Genesi 3,18). Da quel momento la creazione "è stata sottoposta alla caducità" (Romani 8,20). I disastri "naturali" (come le pandemie globali) sono il risultato di questo disordine nella creazione.

Satana interviene nella vita di un uomo integro e retto che teme Dio ed evita il male (Giobbe 1,1). Giobbe subisce perdite di denaro, di beni materiali (vv.13-17), nella vita familiare (vv.18-19), nella salute (2,1-10) e nelle amicizie.

A volte nell’affrontare sofferenze inspiegabili è facile dare la colpa a Dio. Sebbene non comprenda il motivo di tanta sofferenza, Giobbe non smette di confidare e di adorare Dio nel suo dolore, proprio come aveva fatto nei tempi di maggiore prosperità (1,21; 2,10). Con ammirazione l’autore riferisce: "In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra" (v.10b). Anche nelle situazioni più difficili, Giobbe rimane fedele.

Gli amici di Giobbe si comportano bene con lui all’inizio: "Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore" (v.13). Di fronte a grandi sofferenze, i tentativi di consolare a parole sono a volte controproducenti. Spesso, la cosa migliore da fare è abbracciare e piangere “con quelli che sono nel pianto" (Romani 12,15), entrare nella loro sofferenza e prendervi parte nei limiti del possibile.

Alla fine, Dio restituisce a Giobbe le sue fortune, raddoppiandole. Dio, attraverso Gesù, avrà tutta l'eternità per sovracompensare in abbondanza le nostre sofferenze in questa vita.

Signore, quando vedo la sofferenza, aiutami a mostrare compassione e a piangere con coloro che piangono.

Pippa Adds

Salmi 16,7

"Anche di notte il mio animo mi istruisce".

Nel cuore della notte sono molti i pensieri e le immagini che possono turbarci. Spesso sono preoccupazioni. Trasformandole in preghiera, Dio può parlarci ed istruirci, e aiutare il nostro corpo a riposare “al sicuro” (v.9).

References

Salvo diversa indicazione, le citazioni delle Scritture sono tratte dalla Sacra Bibbia Italiana Cattolica, testo CEI 2008 a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Utilizzata con permesso. Copyright © 2008 — 2019 Diritti d'autore riservati su testo e commento Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena. Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®. Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti. ¹Per una discussione più ampia sulla sofferenza, dai un'occhiata anche all'opuscolo di Nicky Gumbel: *[Why Does God Allow Suffering?](https://shop.alpha.org/p/135/why-does-god-allow-suffering)* Lo stesso argomento é anche disponibile nel capitolo 1 del libro di Nicky Gumbel *[Searching Issues](https://shop.alpha.org/p/100/searching-issues)*. R. T. Kendall, *God Meant it for Good*, (Paternoster Press, 2003) p.62 NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002. AMP - Amplified® Bible, Copyright © 1954, 1958, 1962, 1964, 1965, 1987 - Casa Editrice The Lockman Foundation NKJV - New King James Version®. Copyright © 1982 - Casa Editrice Thomas Nelson NLT - New Living Translation - Copyright © 1996, 2004, 2015, 2017 - Casa Editrice Tyndale House Fondation Tutti i diritti riservati.

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La Bibbia in un anno 2024

Bibbia in un anno è un programma quotidiano di lettura che ti accompagna attraverso l'intera Bibbia in un solo anno. È adatto a chiunque cerchi un modo semplice e strutturato per leggere la Bibbia. Ogni giornata è suddivisa in letture brevi: un passo tratto dai libri Sapienziali, una lettura dell'Antico e una del Nuovo Testamento, insieme a commenti e approfondimenti pratici di Nicky e Pippa.

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