Stanza 316Campione

Caro Matteo,
Oggi hai aperto gli occhi.
Alle 7:23 di questa mattina, mentre i chirurghi si preparavano per l'operazione, tu hai aperto gli occhi e hai detto: "Papà, ho sete."
Il dottore non sa spiegarselo. Dice che è impossibile. I danni cerebrali erano irreversibili. Le macchine segnavano morte cerebrale.
Ma tu sei qui. Sveglio. Vivo.
E stanotte, mentre ti guardo che dormi un sonno normale - non il coma della morte ma il riposo della vita - ti sussurro l'ultima parte del versetto:
"...ma abbia vita eterna."
E capisco che il miracolo non è iniziato oggi.
È iniziato sette giorni fa, quando ho iniziato a morire e a rinascere in questa stanza. Il miracolo sei tu che torni alla vita. Ma il miracolo sono anche io che ho scoperto di essere già morto e di essere risorto.
Vita eterna. Non vita lunga. Vita eterna.
Non è questione di tempo. È questione di qualità. Non è questione di anni. È questione di intensità.
Vita eterna è quello che ho iniziato a vivere nel momento in cui ho creduto. È la vita che sa di essere amata infinitamente. La vita che sa di avere uno scopo eterno. La vita che sa di essere destinata a qualcosa di più grande della morte.
E tu, figlio mio, ora ce l'hai anche tu.
Perché stamattina, quando hai aperto gli occhi, la prima cosa che hai detto non è stata "dove sono?" È stata "papà, ho fatto un sogno bellissimo."
Mi hai raccontato di aver visto un posto dove non c'era più dolore, dove tutte le persone che avevi amato erano insieme, dove la luce era così bella che non riuscivi a smettere di sorridere.
E poi mi hai detto: "Papà, Lui mi ha detto che non era ancora il momento. Che dovevo tornare per dire a te e alla mamma che tutto quello che hai capito in questi giorni è vero."
"Che Lui mi ha mandato qui per farti vedere quanto ti ama. Che questo incidente non è stata una punizione ma un modo per portarti a Casa mentre sei ancora vivo."
E mentre mi raccontavi, i tuoi occhi brillavano di una luce che non è di questo mondo. Gli stessi occhi che avevi da bambino ma con una profondità che solo chi ha visto l'eternità può avere.
Ora siamo entrambi vivi davvero. Non solo biologicamente. Eternamente.
Uscirai da questo ospedale tra qualche giorno e tornerai alla tua vita normale. Ma io so che niente sarà più normale.
Perché ora vivi con la consapevolezza che ogni respiro è un dono. Che ogni battito del cuore è una grazia. Che ogni giorno in più è eternità che continua.
E io tornerò al mio lavoro, alla mia routine, alle mie preoccupazioni quotidiane. Ma tornerò da figlio di Dio che sa di essere amato più di quanto riesca a immaginare.
La stanza 316 ha cambiato tutto.
Ma ora capisco che la stanza 316 è ovunque io porti questo amore che ho imparato a riconoscere.
È nella mia macchina quando vado al lavoro e ringrazio per ogni semaforo verde. È nel mio ufficio quando guardo i colleghi e vedo figli di Dio che non sanno di esserlo.
È a casa quando abbraccio tua madre e sento l'eternità nel suo battito cardiaco. È ovunque io mi ricordi che sono amato infinitamente e che questo amore è così grande che deve per forza traboccare su tutti quelli che incontro.
Vita eterna non è qualcosa che inizia quando muori. È qualcosa che inizia quando capisci chi sei davvero:
Figlio amato di un Padre perfetto.
E una volta che lo sai, tutto diventa eternità. Ogni abbraccio, ogni sorriso, ogni lacrima di gioia diventa un pezzo di paradiso che stai già vivendo.
Tra qualche ora chiuderò questo diario e uscirò dalla stanza 316 per non tornarci mai più.
Ma porterò con me Giovanni 3:16 scritto non su carta ma nel battito del mio cuore:
"Perché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico figlio affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna." (Giovanni 3:16, NR06)
E ogni volta che qualcuno mi chiederà cosa è successo in questi sette giorni, gli dirò che ho imparato cosa significa essere vivi davvero.
Gli dirò che ho scoperto di essere amato di un amore che è costato tutto a chi mi ama.
Gli dirò che ho capito che non siamo qui per caso ma per eternità.
E se vorrà ascoltare, gli racconterò di quella notte in cui un padre disperato è entrato nella stanza 316 ed è uscito figlio di Dio.
Grazie per essere tornato, figlio mio.
Grazie per avermi portato a Casa.
Ti amo per sempre,
Papà (che ora sa cosa significa per sempre)
"...ma abbia vita eterna" - Giovanni 3:16g NR06
P.S. Domani inizia il primo giorno della nostra vita. Insieme.
Sette giorni fa sono entrato nella stanza 316 dell'ospedale come un uomo che pensava di sapere cosa fosse l'amore. Oggi ne esco come un figlio che sa di essere amato infinitamente.
E voi che leggete questo diario, sappiate che la stanza 316 non è solo un posto. È ovunque decidiate di aprire il cuore a questo amore che ha dato tutto per voi.
Scrittura
Riguardo questo Piano

STANZA 316 Sette giorni. Un padre disperato. Un figlio in coma dopo l'incidente. Ogni sera sussurra una parte di Giovanni 3:16 all'orecchio del figlio che forse non tornerà mai più. Ogni notte scrive nel diario quello che quelle parole stanno facendo al suo cuore spezzato. Da "Perché Dio ha tanto amato" a "ma abbia vita eterna" - un viaggio che demolisce tutto quello che credevi di sapere sull'amore di Dio. Non è il devotional che ti aspetti. È quello di cui la tua anima ha disperatamente bisogno. Preparati a piangere, a credere, a rinascere.
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Vorremmo ringraziare Giovanni Vitale per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: www.assembleedidio.org









