Stanza 316Campione

Caro figlio mio,

Oggi i dottori mi hanno chiamato. "È il momento."

Il tuo cervello si sta spegnendo. Le macchine tengono in vita solo il tuo corpo perché domani mattina arriveranno i chirurghi per prendere il tuo cuore, i tuoi polmoni, i tuoi reni.

Per prendere tutto quello che serve a far vivere altri quattro bambini.

Stanotte ti ho sussurrato: "...non perisca..." E quelle due parole mi hanno fatto capire tutto.

Perire. Non solo morire. Perire.

Morire è quando il corpo smette di funzionare. Perire è quando l'anima si perde per sempre. Morire può essere temporaneo. Perire è eterno.

Tu non stai perendo, Matteo.

Il tuo corpo sta morendo, ma tu non stai perendo. Tra poche ore il tuo cuore smetterà di battere qui, ma continuerà a battere nel petto di Sofia. I tuoi polmoni smetteranno di respirare qui, ma daranno respiro a Marco.

La tua vita non sta finendo. Si sta moltiplicando.

Proprio come Gesù sulla croce. Il Suo corpo è morto, ma la Sua vita si è moltiplicata in miliardi di cuori che hanno iniziato a battere per Lui.

E stanotte ho capito perché Dio ha fatto tutto questo.

Non per impedirci di morire. Per impedirci di perire. Per impedire che le nostre anime si perdessero per sempre nell'abisso del vuoto, della disperazione, della separazione eterna dall'Amore.

Io stavo perendo, figlio mio. Non fisicamente. Spiritualmente. La mia anima si stava spegnendo giorno dopo giorno, anno dopo anno di vita senza significato, di successi che non riempivano, di relazioni superficiali che non guarivano la solitudine.

Stavo diventando morto dentro mentre il mio corpo era perfettamente vivo.

Ma in questa stanza, guardando il tuo corpo che muore e la tua vita che si moltiplica, la mia anima è rinata.

Ho smesso di perire.

E ora vedo tutti quelli che stanno perendo senza nemmeno saperlo. Quella madre nella stanza accanto che si incolpa per l'incidente di sua figlia. Quel padre che ho visto piangere nel parcheggio perché non riesce a perdonarsi.

Tutti quelli che camminano per strada con gli occhi spenti, che lavorano senza gioia, che amano senza speranza, che vivono come se fossero già morti dentro.

Tutti quelli che stanno perendo e non sanno che qualcuno è già morto per impedire che si perdessero per sempre.

Oggi ho chiamato tua madre. Le ho detto che domani doneremo i tuoi organi. E le ho raccontato quello che ho scoperto in questa stanza.

Ha pianto. Poi mi ha detto: "Anch'io voglio credere."

Vuole credere che tu non stai perendo. Che quello che abbiamo vissuto insieme - tutti i compleanni, le cene della domenica, le vacanze al mare - non era solo tempo che passa ma eternità che si costruisce.

Vuole credere che quando ci riabbracceremo sarà per sempre. Non solo per qualche anno in più ma per sempre davvero.

E lo faremo, figlio mio. Perché ora so che chi crede in Lui non perisce mai.

Il corpo può morire mille volte. Ma l'anima che ha trovato Casa non può più perdersi.

Domani mattina, quando ti porteranno via, non ti starò perdendo. Ti starò dando. Come Dio ha dato Suo Figlio. Come tu stai dando la tua vita per salvarne altre quattro.

E tra trent'anni, quando arriverà il mio momento, non avrò paura. Perché so che dall'altra parte ci sei tu che mi aspetti con quel sorriso che ti illuminava il viso quando eri bambino.

So che mi dirai: "Papà, benvenuto a Casa."

E io ti dirò: "Figlio mio, ora possiamo stare insieme per sempre."

Stanotte non piangerò più. Stanotte ti ringrazierò. Per avermi insegnato cosa significa amare. Per avermi mostrato cosa significa credere. Per avermi portato a Casa prima ancora di morire.

Tu non stai perendo, Matteo.

Stai iniziando a vivere davvero.

E anch'io.

Ti amo per l'eternità,
Papà (che ora sa cosa significa per sempre)

"...non perisca..." - Giovanni 3:16f NR06