Stanza 316Campione

Caro Matteo,

Sono le 23:47 e tu dormi da tre giorni. Le macchine fanno quel rumore che ora conosco a memoria - bip, bip, bip - come se stessero contando i secondi che ci restano insieme.

Stasera ti ho sussurrato nell'orecchio: "Perché Dio ha tanto amato..." Era la prima parte del versetto che la nonna ti diceva sempre. Non so perché l'ho fatto. Forse perché non so più cosa dire.

Ho sempre pensato di amarti tanto. Ricordi quando cadesti dalla bici a sette anni? Piansi più io di te. Quando Sara ti lasciò al liceo, restai sveglio tutta la notte pensando a come far smettere il tuo cuore di sanguinare.

Ma stanotte, guardando il tuo petto che sale e scende, ho capito che non sapevo niente del "tanto amare". Darei ogni respiro che ho per vedere i tuoi occhi aprirsi. Ogni battito del mio cuore per sentire la tua voce che mi chiama "papà" anche solo una volta.

Il dottore dice che non puoi sentirmi. Ma io sento te. Sento il tuo spirito che lotta in quel corpo immobile. Sento la tua anima che grida di tornare a casa.

E ho capito una cosa che mi ha spezzato: se io, che sono solo tuo padre, ti amo così tanto che sto morendo insieme a te, quanto deve amarti Colui che ti ha creato? Quanto deve fare male a Dio vedere il Suo bambino così?

Stanotte ho pianto per la prima volta da quando ero bambino. Non di disperazione. Di meraviglia. Perché ho capito che c'è qualcuno che ti ama ancora più di me.

E se questo è vero, allora c'è speranza.

Domani ti leggerò il resto.

Ti amo,
Papà

"Perché Dio ha tanto amato..." - Giovanni 3:16a NR06