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Genitore: Un Dono, Non Un MestiereCampione

Genitore: Un Dono, Non Un Mestiere

GIORNO 5 DI 7

La forza dell’ascolto

Parlare è facile. Ascoltare molto meno. Soprattutto quando sei stanco, hai il pranzo sul fuoco, mille pensieri in testa, e tuo figlio arriva proprio in quel momento con una domanda tipo: “Ma Gesù si lava i denti?” La tentazione è quella di rispondere con un mezzo sorriso o con un rapido “dopo, ora non posso”. Ma ogni volta che un bambino ci parla, ci sta offrendo un invito: entrare nel suo mondo.

Ascoltare davvero non è solo sentire delle parole. È fermarsi, guardarlo negli occhi, accogliere ciò che dice, anche se sembra strano, irrilevante, fuori luogo. L’ascolto autentico è un gesto d’amore. È come dire: “Tu, ora, per me, sei importante”. Quando un bambino si sente ascoltato davvero, si sente anche profondamente amato. Gesù era un ascoltatore attivo, attento alle esigenze di chi si rivolgeva a Lui. E Gesù, rivolgendosi a lui, gli disse: "Che cosa vuoi che ti faccia?" (Marco 10:51 - NR06).

In famiglia, il dialogo dovrebbe essere una delle basi più solide. Invece, troppo spesso, si trasforma in monologo. I genitori parlano, spiegano, rimproverano, danno ordini, ma ascoltano poco. E i figli, crescendo, iniziano a cercare orecchie altrove. Perché se non trovano spazio per esprimersi in casa, lo cercheranno fuori. Il rischio è che trovino ascolto da chi non ha a cuore il loro bene.

Ecco allora il segreto: imparare ad ascoltarli fin da piccoli. Anche se non si esprimono bene, anche se ci mettono un’eternità per raccontare un fatto senza senso, anche se sembrano dire “sciocchezze”. Ascoltali. Perché con ogni parola stanno costruendo un ponte. Un giorno, quando avranno qualcosa di davvero importante da dire, sapranno che tu sei lì e che possono fidarsi.

Ricorda: anche il silenzio comunica. Se un bambino fa una domanda e viene ignorato, una risposta l’ha già ricevuta. Per questo è essenziale dare sempre una risposta, anche se è solo: “Non lo so, ma ci penso” oppure “Ne parliamo più tardi, ti prometto che lo facciamo”. Poi, mantieni quella promessa.

Imparare a fare domande aperte, tipo “Come ti senti?” invece di “Tutto bene, vero?”, aiuta a tirare fuori pensieri ed emozioni. Quando il dialogo diventa lo stile di famiglia, cresce la fiducia. E quando arriva il momento della correzione, il dialogo si rivela ancora più prezioso. Una spiegazione ascoltata con calma ha un effetto mille volte più potente di un rimprovero urlato. Perché, come diceva qualcuno: “Se tu non mi ascolti, perché io dovrei ascoltare te?”

Allora inizia oggi. Fai spazio. Metti via il telefono. Guarda tuo figlio negli occhi e chiedigli: “Come stai, davvero?” La risposta potrebbe sorprenderti.

Riguardo questo Piano

Genitore: Un Dono, Non Un Mestiere

Antonio Amico ci prende per mano ed invita a riscoprire la genitorialità non come un insieme di compiti da svolgere, ma come un dono prezioso da accogliere con gratitudine. Crescere un figlio non è un dovere, ma un viaggio d’amore condiviso, dove non siamo soli, perché Dio ci affianca e sostiene passo dopo passo. Essere genitori, quindi, non è un mestiere, ma un miracolo quotidiano da vivere nella fiducia, nella presenza e nella pazienza, con la certezza che, mentre accompagniamo la crescita di chi amiamo, anche noi cresciamo, guidati dalla presenza di Dio, che non ci lascia mai soli.

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Vorremmo ringraziare Antonio Amico per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: www.edizionilafionda.it