Amicizie EterneCampione

Amici e compagni d'opera
Ancora nel libro degli Atti, troviamo l’Apostolo Paolo che stava vivendo un momento di prigionia e, grazie alla clemenza del centurione Giulio, poté ricevere le cure dei suoi amici a Sidone.
È meraviglioso sapere di poter avere amici in ogni porto e, in questo caso, di riceverne anche le cure. Per noi credenti è così, tutti coloro che appartengono alla chiesa possono avere amici in ogni luogo, Nazione, città, ovunque ci siano “i nostri”, la nostra famiglia. Tutti coloro che fanno la volontà di Dio ci appartengono e noi apparteniamo a loro.
Nella lettera ai Colossesi, l’Apostolo Paolo parla di Tichico come fratello e compagno nel servizio del Signore, menziona Onesimo anch’egli come caro fratello e aggiunge “che è dei vostri”. Ancora una volta il senso di appartenenza scorre nelle Scritture neotestamentarie, le relazioni si evidenziano capitolo dopo capitolo. Si aggiungono, sempre nella stessa lettera, Aristarco compagno di prigionia, Marco, Epafra e Luca, e l’Apostolo ha un pensiero rivolto a Barnaba.
Il comune denominatore, in tutte queste citazioni, è racchiuso nelle parole “fratelli e cari compagni”.
Il libro degli Atti, oltre a essere il racconto di fatti e azioni compiute dagli Apostoli, è anche una raccolta di nomi di persone e relazioni, amicizia e fratellanza si abbracciano per creare quel primordiale lavoro di squadra più o meno organizzato; probabilmente non avevano fatto ancora innumerevoli corsi di leadership, ma avevano capito una cosa: non è possibile essere soli mentre compiamo le opere di Dio e adempiamo la nostra chiamata.
Ci sono amicizie scritte nei cieli, anche se il livello e la profondità con cui le viviamo può cambiare, ma ciò che conta è l’attitudine con cui ci si approccia a ogni relazione.
Quando si diventa amici, non si è da subito intimi, ma lo si può diventare; alcune amicizie non avranno il tempo o le condizioni giuste per crescere, ma il principio è sempre lo stesso, ed è mosso dal desiderio di essere per primi buoni amici, stendendo la mano, prendendo un impegno di fedeltà e lealtà.
Succede spesso però, che la maggior parte delle amicizie si interrompano per mancanza di lealtà, che è onestà, sincerità e onore; questi valori sono spesso minacciati dal fatto che non sappiamo tenere a freno la nostra lingua, infatti, le offese più grandi che abbiamo ricevuto o che abbiamo fatto, sono generate da un cattivo modo di parlare. Tutti sbagliamo, tutti abbiamo bisogno di perdono, tutti abbiamo delle fragilità, ma tutti possiamo ricominciare ad avere fiducia negli altri e in noi stessi. La lealtà di un amico è e rimane, nonostante le ferite; del resto dove fu ferito Gesù e da chi? Nella Sua casa e dai Suoi più intimi amici, eppure siamo ancora qui al Suo fianco, non siamo stati rigettati o dimenticati.
Sorge spontanea la domanda: “Quindi, anche se sono stato tradito, deriso, hanno parlato male alle mie spalle o sono stato abbandonato? Devo restare amico?”.
Valutiamo insieme: se troncassimo l’amicizia, si romperebbe qualcosa in entrambi i cuori; se cercassimo di guarirla e ricostruirla, sicuramente accresceremmo la nostra lealtà e somiglieremmo sempre di più all’amico del nostro cuore, Gesù. Può darsi che, in alcuni casi, non sia possibile ricucire una relazione, ma la nostra attitudine non deve cambiare; rimanere con il cuore aperto ci darà la grande opportunità di avere ancora buone e sincere amicizie.
Continuiamo a restare imitatori di Dio che ci è rimasto amico per sempre.
Riguardo questo Piano

Noi umani siamo esseri bisognosi di relazioni, e questa è l’essenza della nostra somiglianza con Dio. C’è un desiderio divino che passa attraverso tutte le Scritture, che è quello di poter essere collegato al nostro cuore. Siamo bisognosi d’amore, di calore, di parole di incoraggiamento e riconoscimento. C’è un modo per tornare in quel primo giardino e avere una relazione di amicizia profonda e indissolubile con l’Amico?
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Vorremmo ringraziare Chiara Monti Scannapieco per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: gesuvive.it
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