La Follia Di Amare Gli InamabiliCampione

Il grembo del buio

Giona non viene abbandonato. Dio lo salva attraverso un grande pesce: un riparo in mezzo al caos, poiché, quando Giona viene inghiottito dal pesce, finalmente si ferma. Non scappa più, non parla più, non si difende. È lì, nel buio, senza appigli, e proprio lì… prega. Non una preghiera da manuale, bella e ordinata. Ma un grido. Un’invocazione che nasce dalla pancia, non dalla testa.

La tempesta infatti non è sempre una punizione. A volte è una forma strana di misericordia. Un modo in cui Dio ci dice: “Non voglio che tu affoghi nelle tue idee sbagliate su di me”.

Il pesce non è la fine, ma l’intermezzo. Non è una tomba, ma un grembo. Nel buio, dove nessuno ci vede più, Giona inizia a vedere Dio. Non con gli occhi, ma con il cuore. Non capisce tutto, ma comincia a fidarsi. Non vede ancora la luce, ma parla. E Dio ascolta.

Dio non lo salva dalla tempesta, ma nella tempesta.

Non lo tira fuori subito, lo incontra lì dentro.

Perché a volte la vera salvezza non è essere portati via… ma essere trasformati nel mezzo di ciò che più temiamo.

Giona racconta le onde che lo sommergevano, le alghe avvolte attorno al capo, il terrore di essere lontano dalla presenza di Dio. Ma proprio in quel punto più basso, qualcosa cambia. Dio non lo ignora. Non lo accusa. Lo salva. E nel silenzio del mare, Giona smette di fuggire e inizia a rientrare in sé stesso.

Forse anche noi siamo passati per pance di pesce: relazioni rotte, attese pesanti, fallimenti, silenzi in cui ci siamo sentiti dimenticati. Ma forse non erano condanne. Forse erano pause necessarie. Luoghi preparati per noi, dove Dio ci aspettava, anche se noi non lo cercavamo più. Perché sì, il fondo del mare può diventare il fondo della Grazia. E anche nel buio… Dio c’è. Basta fermarsi, e ascoltare.

Domanda di riflessione
C'è un luogo della tua vita che hai vissuto come condanna, ma che oggi riconosci come occasione per tornare a Dio?

Preghiera del giorno
Dio che ascolti dal profondo, grazie per i luoghi in cui mi hai fermato prima di perdermi. Anche se non li ho riconosciuti subito come Tuoi.

Grazie per il buio che mi ha insegnato a pregare.

Fammi ricordare, anche quando sono nel fondo, che Tu sei già lì.

Se vuoi ascoltare il libro di Giona letto da Sefora Motta e vedere il video-commentario, continua il piano: troverai i due link alla fine dell’ultimo giorno.