MEDITAZIONI SUL VANGELO DI LUCA PER LA FAMIGLIACampione

MEDITAZIONE 17 "Un seminatore seminò il suo seme e due uomini costruirono le loro case": «In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto e diveniate miei discepoli» (Gv 15, 8). Questa frase, scritta molti anni dopo il Vangelo di Luca, aggiunge una dimensione diversa alla prima parabola che abbiamo letto oggi. È un’altra immagine «agreste», eppure qui Gesù non è seminatore, e neppure grano, ma la vite i cui tralci sono i discepoli. In entrambi i casi, comunque, l’obiettivo è dare frutto. Le parabole, almeno, hanno un duplice proposito. In senso simbolico, utilizzando immagini familiari, Gesù comunica un messaggio morale comprensibile a coloro che lo ascoltano, se le loro orecchie sono pronte e disposte ad accettare la chiamata per entrare nel regno di Dio. Quelle stesse parole e immagini, tuttavia, sono misteriose e oscure per chi è ostinato e si rifiuta di ascoltare. In quel caso, «vedendo non vedono, e ascoltando non comprendono» (8, 10). La parabola del seminatore è ricca, nel senso che le sue immagini possono essere interpretate a livelli diversi. È possibile che alcune sfumature che noi rileviamo siano passate inosservate a chi ascoltava Gesù. Ma abbiamo il privilegio della spiegazione che lo stesso Gesù ha dato ai suoi discepoli. I personaggi principali sono quattro: il seminatore, il seme, il terreno e il frutto. Il seminatore, naturalmente, è Gesù stesso, che proclama e «semina» la parola, il messaggio del Regno. Ma per noi, che abbiamo letto Giovanni, lui è anche il seme: messaggio e messaggero sono una cosa sola. In ogni caso il seme viene seminato copiosamente e raggiunge ogni angolo del campo. Adesso siamo di fronte a un vero paradosso. Seguendo l’immagine della parabola, dovremmo aspettarci che tipi di terreno diversi debbano ricevere semi diversi, ma la parabola prende una svolta inaspettata. Il seme rappresenta coloro che vengono seminati! E improvvisamente scopriamo che il messaggio, la parola, non è qualcosa che viene a noi, ma qualcosa che ci trasforma nel messaggio stesso. Non è questione di ricevere, ma di sviluppare, di farsi grano e di lottare contro le circostanze che ci impediscono di crescere e svilupparci. In quel senso, noi dovremmo identificarci con ogni singolo seme o con ogni terreno, e scoprire che, così come i rami che non sono uniti a Gesù, la vera Vite, non danno frutto, o a meno che i costruttori non scavino in profondità per raggiungere le solide fondamenta della nostra vita (anche in questo caso è Gesù), noi non produrremo frutti buoni e abbondanti, non costruiremo la nostra vita per farla diventare una casa stabile, in grado di sopportare la pioggia e le inondazioni.