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Oltre Le Distrazioni: Il Potere Delle AbitudiniCampione

Oltre Le Distrazioni: Il Potere Delle Abitudini

GIORNO 2 DI 4

Forse ti starai chiedendo: "Ma davvero la postura fisica può fare una differenza così grande?" È una domanda legittima. Viviamo in un'epoca in cui tutto è spiritualizzato al punto da sembrare astratto. "Dio guarda il cuore", diciamo. Ed è vero. Ma questo non significa che il corpo sia irrilevante.

Noi non siamo anime intrappolate in un corpo. Siamo esseri fatti di corpo e spirito insieme. E i due si influenzano molto più di quello che immaginiamo. Quando assumi una postura a testa alta e con le spalle aperte cosa stai cercando di comunicare? Quando invece ti rannicchi con le spalle curve, il tuo cervello interpreta quella postura come un segnale di pericolo o sconfitta. Il corpo parla alla mente, e la mente ascolta. Ecco perché la preghiera in una postura intenzionale non è un "trucchetto spirituale". È riconoscere che Dio ci ha creati come esseri completi, dove il corpo influenza la mente.

Ma c'è anche un altro motivo, forse ancora più importante: la postura è un atto di resistenza contro l'invisibilità di Dio nella nostra vita quotidiana.

Pensaci: quante cose fai ogni giorno in modo automatico? Ti svegli, afferri il telefono, scorri le notifiche. Esci di casa, vai a scuola o al lavoro, torni, ceni, guardi una serie, vai a letto. In mezzo a tutto questo, Dio diventa... invisibile. Non perché non ci sia, ma perché nulla nella nostra routine fisica ci ricorda la Sua presenza.

Quando invece scegli di inginocchiarti, di alzare le mani, o di prostrarti faccia a terra, stai compiendo un gesto visibile, tangibile, reale. Stai creando un momento in cui il tuo corpo stesso dichiara: "Dio, Tu esisti. Tu sei qui. E io voglio parlare con Te". Questo non fa sì che le tue preghiere diventino "più spirituali" o "migliori" rispetto a quella che fai mentre sei seduto in macchina mentre tuo padre o tua madre ti accompagnano a scuola, semplicemente ti aiuteranno ad interrompere il ciclo di una vita frenetica e piena di distrazioni.

Nel libro "The Common Rule", Justin Whitmel Earley racconta di come, all'inizio, pregare tre volte al giorno in postura gli sembrasse impossibile. Troppo tempo. Troppo impegno. Ma poi ha capito una cosa fondamentale: non si tratta di aggiungere tempo alla giornata, ma di riordinare il tempo che già abbiamo.

Pensa a quante volte oggi hai controllato il telefono. Probabilmente non le ricordi nemmeno tutte, perché era un gesto automatico. Secondo alcuni studi, la media è di 96 volte al giorno per i giovani adulti. Ogni volta che lo facciamo, stiamo "pregando" ai nostri idoli digitali: l'accettazione sociale, l'intrattenimento, la distrazione.

La preghiera, in una postura diversa, tre volte al giorno non è un peso in più. È un contrappeso. È dire: "Se posso controllare Instagram 96 volte, posso inginocchiarmi davanti a Dio 3 volte".

E poi c'è la questione del tempo.

Mattina, pomeriggio, sera. Questi tre momenti non sono casuali. Sono i cardini della giornata, i momenti di transizione. La mattina passiamo dal sonno alla veglia, dall'inconscio al conscio. È il momento perfetto per dire: "Dio, oggi è Tuo. Aiutami a viverlo con Te". A metà giornata, nel caos e nella frenesia, fermarsi a pregare è come risintonizzarsi. È ricordare che la produttività non è il nostro dio, che il nostro valore non dipende da quante cose spuntiamo dalla lista. E la sera, prima di dormire, è il momento di lasciare andare. Di consegnare a Dio i fallimenti, le frustrazioni, le preoccupazioni che altrimenti ci terremmo stretti tutta la notte.

Nei Salmi troviamo questo ritmo: "La sera, la mattina e a mezzogiorno io mi lamenterò e gemerò, ed egli udrà la mia voce" (Salmo 55:17). Non è una formula magica, ma un ritmo di vita.

C'è un ultimo aspetto che voglio condividere con te: la preghiera, fatta in una postura diversa, ci prepara per le tempeste.

Le abitudini quotidiane di preghiera sono come esercitazioni antincendio. Quando arriva la crisi (e arriverà, perché viviamo in un mondo rotto) non dovrai chiederti "come si fa a pregare?". Il tuo corpo saprà già dove andare. Le tue ginocchia conosceranno già la strada. Il tuo cuore avrà già un sentiero battuto verso il trono della grazia.

Questa settimana, mentre provi questa abitudine, non aspettarti fuochi d'artificio. Non tutte le preghiere saranno elettrizzanti. Alcune mattine ti sentirai stanco. Alcuni pomeriggi sarai distratto. Alcune sere sarai semplicemente svuotato. Va bene così. La preghiera non è un'esibizione, è parte di una relazione. E le relazioni si costruiscono nella fedeltà dei giorni ordinari, non solo nei picchi emotivi.

Dio non ha bisogno delle tue preghiere perfette ma sicuramente vuole parlarti ed ascoltarti.

Allora, sei pronto? Scegli la tua postura. Segna i tuoi tre momenti (ma non limitarti a quelli!). E lascia che questa semplice abitudine inizi a riorientare il tuo cuore verso Colui che non ha mai smesso di essere presente.

Riguardo questo Piano

Oltre Le Distrazioni: Il Potere Delle Abitudini

Scorri, clicca, notifica, ripeti. Viviamo in un vortice di distrazioni dove Dio rischia di diventare invisibile. Non perché non ci sia, ma perché nulla nella nostra routine ci ricorda la Sua presenza. Questo piano di 4 giorni ti guida a costruire abitudini concrete: preghiera intenzionale, presenza piena a tavola e la Parola prima di altre mille parole. Non si tratta di aggiungere regole religiose, ma di orientare il tuo cuore verso Colui che non ha mai smesso di essere presente. Pronto a vivere oltre le distrazioni? Ispirato da "The Common Rule" di Justin Whitmel Earley.

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Vorremmo ringraziare Roberto Macaluso per aver fornito questo piano. Per ulteriori informazioni, visitare: www.instagram.com/robertomacalusopa