Il vero successoCampione

Viviamo in una cultura che ci insegna fin da piccoli a rincorrere il successo. “Devi studiare tanto per avere un buon lavoro”, “devi lavorare duro per guadagnare di più”, “devi distinguerti per essere qualcuno”.
Eppure, se ci fermiamo un attimo e ci guardiamo intorno, quante persone che sembrano avere “tutto” sono davvero felici?

C’è una piccola storia che lo racconta bene.
Un uomo d’affari in vacanza si imbatte in un pescatore che aveva già riempito la barca dopo poche ore in mare. Con un sorriso sereno, il pescatore spiegava che per lui era sufficiente: il resto del tempo lo passava con la sua famiglia, a passeggiare, suonare e godersi la vita.
Ma l’uomo d’affari gli suggerì di lavorare di più, accumulare denaro, espandere la sua attività… per poi, alla fine, ritirarsi a vivere proprio così come già stava vivendo.

Questa parabola moderna ci ricorda che spesso il “successo” che il mondo ci propone è una corsa senza fine: accumulare di più, correre di più, ottenere di più. E alla fine? Ci accorgiamo che ciò che stavamo cercando era già a portata di mano, ma non ce ne eravamo accorti.

La Bibbia ci avverte: il successo mondano può sembrare brillante, ma non porta con sé pace duratura. È come correre dietro al vento (Ecclesiaste 1:14 NR06). Non importa quanto velocemente corriamo o quanto accumuliamo: non potrà mai colmare il vuoto del nostro cuore.

Il punto non è ignorare le responsabilità, il lavoro o i sogni. Dio stesso ci ha creati per essere creativi, per coltivare e costruire. Ma quando il successo diventa il nostro idolo, quando misuriamo il nostro valore solo in base a quello che abbiamo o raggiungiamo, finiamo per vivere stanchi, insoddisfatti e senza direzione.

Il pescatore della storia ci insegna che il successo vero non si trova nel fare di più, ma nel riconoscere ciò che conta davvero. E, come vedremo in questo piano, il successo autentico inizia quando impariamo a guardare la vita con gli occhi di Dio, non con i parametri del mondo.

Oggi ti invito a fermarti e chiederti: cosa sto inseguendo? E soprattutto: ciò che sto rincorrendo mi sta avvicinando a Dio o mi sta allontanando da Lui?