Lucidità nelle decisioniCampione

Esaù: il prezzo della stanchezza

Esaù tornava dai campi esausto e affamato. Davanti a sé trovò una minestra, un odore familiare, un sollievo immediato. Ma dietro quella ciotola di lenticchie c’era una trappola. La stanchezza lo aveva reso cieco, incapace di discernere il valore della sua benedizione. “A che mi serve la primogenitura?”, disse.
Quelle parole pesano ancora oggi. Perché quando sei stanco, il nemico ti farà credere che le promesse di Dio non servono più a nulla, che puoi scambiarle per qualcosa di momentaneo.

Esaù vendette la sua primogenitura per un piatto di minestra, e quella decisione lo segnò per sempre. Ebrei 12:17 NR06 dice "Infatti sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento." La stanchezza ti porta a desiderare sollievo, non restaurazione. Ti fa cercare il piacere immediato anziché la promessa eterna.

Forse anche tu, oggi, stai per cedere qualcosa di prezioso per un conforto momentaneo. Stai per abbassare la guardia, per dire: “A che serve pregare ancora? A che serve continuare?”. Ma il Signore ti dice: “Non svendere la tua primogenitura per la stanchezza. Non lasciare che un momento di debolezza rubi anni di promessa.”
Dio ti invita a nutrirti del Suo Spirito, non delle lenticchie dell’emozione. Ti invita a trovare ristoro non nel mondo, ma nella Sua presenza.

Quando Esaù scelse la minestra, Giacobbe scelse la promessa. Entrambi erano stanchi, ma uno cercò sollievo, l’altro benedizione. La differenza non è nella stanchezza, ma nella direzione del cuore. Non permettere alla stanchezza di decidere per te. Fermati, prega e lascia che Dio ti ricordi quanto vale la tua primogenitura.