Giobbe 24:1-25
Giobbe 24:1-25 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
«Perché non sono dall’Onnipotente fissati dei tempi in cui renda la giustizia? Perché quelli che lo conoscono non vedono quei giorni? Gli empi spostano i confini, rapiscono greggi e le conducono al pascolo; portano via l’asino dell’orfano, prendono in pegno il bue della vedova; mandano via dalla strada i bisognosi, i poveri del paese si nascondono tutti insieme. Eccoli, che come onagri del deserto escono al loro lavoro in cerca di cibo; solo il deserto dà pane ai loro figli. Raccolgono nei campi la loro pastura, racimolano nella vigna dell’empio; passano la notte nudi, senza vestito, senza una coperta che li ripari dal freddo. Bagnati dagli acquazzoni di montagna, per mancanza di rifugi, si stringono alle rocce. Ce n’è di quelli che strappano dalla mammella l’orfano, che prendono pegni dai poveri! E questi se ne vanno nudi, senza vestiti; hanno fame e portano i covoni. Fanno l’olio nel recinto dell’empio; calcano l’uva nel tino e patiscono la sete. Sale dalle città il gemito dei moribondi; i feriti implorano aiuto, e Dio non si cura di queste infamie! Ce ne sono di quelli che si ribellano alla luce, non ne conoscono le vie, non ne battono i sentieri. L’assassino si alza sul far del giorno; ammazza il misero e il povero; e la notte fa il ladro. L’occhio dell’adultero spia il crepuscolo, dicendo: “Nessuno mi vedrà!”, e si copre con un fazzoletto il volto. I ladri, di notte, sfondano le case; di giorno, si tengono rinchiusi; non conoscono la luce. Il mattino è per essi come ombra di morte; appena lo scorgono provano i terrori del buio. Voi dite: “L’empio è un fuscello sulla faccia delle acque; la sua parte sulla terra è maledetta; non prenderà più la via delle vigne”. Come la siccità e il calore assorbono le acque della neve, così il soggiorno dei morti inghiotte chi ha peccato. Il grembo che lo portò, lo dimentica; i vermi ne fanno il loro pasto delizioso, nessuno più lo ricorda. L’iniquo sarà troncato come un albero: lui, che divorava la sterile, priva di figli, e non faceva del bene alla vedova! Invece Dio, con la sua forza, prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono quando ormai disperavano della vita. Dà loro sicurezza, fiducia, e i suoi occhi vegliano sul loro cammino. Salgono in alto, poi scompaiono a un tratto; cadono, sono mietuti come gli altri mortali; sono falciati come le spighe del grano maturo. Se così non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?»
Giobbe 24:1-25 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
«Perché non sono dall'Onnipotente fissati dei tempi in cui renda la giustizia? Perché quelli che lo conoscono non vedono quei giorni? Gli empi spostano i confini, rapiscono greggi e le conducono al pascolo; portano via l'asino dell'orfano, prendono in pegno il bue della vedova; mandano via dalla strada i bisognosi, i poveri del paese si nascondono tutti insieme. Eccoli, che come onagri del deserto escono al loro lavoro in cerca di cibo; solo il deserto dà pane ai loro figli. Raccolgono nei campi la loro pastura, racimolano nella vigna dell'empio; passano la notte nudi, senza vestito, senza una coperta che li ripari dal freddo. Bagnati dagli acquazzoni di montagna, per mancanza di rifugi, si stringono alle rocce. Ce n'è di quelli che strappano dalla mammella l'orfano, che prendono pegni dai poveri! E questi se ne vanno, nudi, senza vestiti; hanno fame, e portano i covoni. Fanno l'olio nel recinto dell'empio; calcano l'uva nel *tino e patiscono la sete. Sale dalle città il gemito dei moribondi; i feriti implorano aiuto, e Dio non si cura di queste infamie! Ce ne sono di quelli che si ribellano alla luce, non ne conoscono le vie, non ne battono i sentieri. L'assassino si alza sul far del giorno; ammazza il misero e il povero; e la notte fa il ladro. L'occhio dell'adultero spia il crepuscolo, dicendo: “Nessuno mi vedrà!” e si copre con un fazzoletto il volto. I ladri, di notte, sfondano le case; di giorno, si tengono rinchiusi; non conoscono la luce. Il mattino è per essi come ombra di morte; appena lo scorgono provano i terrori del buio. Voi dite: “L'empio è un fuscello sulla faccia delle acque; la sua parte sulla terra è maledetta; non prenderà piú la via delle vigne”. Come la siccità e il calore assorbono le acque della neve, cosí il *soggiorno dei morti inghiotte chi ha peccato. Il grembo che lo portò, lo dimentica; i vermi ne fanno il loro pasto delizioso, nessuno piú lo ricorda. L'iniquo sarà troncato come un albero: egli che divorava la sterile, priva di figli, e non faceva del bene alla vedova! Invece, Dio con la sua forza prolunga i giorni dei prepotenti, i quali risorgono, quand'ormai disperavano della vita. Dà loro sicurezza, fiducia, e i suoi occhi vegliano sul loro cammino. Salgono in alto, poi scompaiono a un tratto; cadono, sono mietuti come gli altri mortali; sono falciati come le spighe del grano maturo. Se cosí non è, chi mi smentirà, chi annienterà il mio dire?»
Giobbe 24:1-25 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
«Perché l’Onnipotente non stabilisce dei tempi per far giustizia, così che i suoi fedeli vedano come egli punisce? I malvagi spostano i confini dei campi, rapiscono greggi e li allevano per sé, portano via l’asino agli orfani, prendono in pegno il bue della vedova, non riconoscono i diritti dei poveri, li costringono a nascondersi. Come asini selvatici nel deserto, fin dal mattino, i poveri vanno in cerca di cibo per i loro piccoli e a stento lo trovano. Vanno di notte a spigolare nei campi e a raccogliere i grappoli rimasti nella vigna dei malvagi. Passano la notte senza coperte, niente hanno per ripararsi dal freddo. Sono inzuppati di pioggia sulle montagne, non hanno riparo e si addossano alle rocce. I malvagi strappano l’orfano dal seno della madre, prendono in pegno i neonati dei poveri. I poveri vanno vestiti di stracci, trasportano grano, ma non possono mangiarlo; spremono le olive nei frantoi, fanno il vino, ma non possono berlo. Nelle città, la povera gente muore mentre invoca aiuto, ma Dio ignora le ingiustizie che hanno subito». «I malvagi evitano la luce, non vogliono seguire la via che essa illumina; preferiscono agire nel buio. L’assassino si alza prima dell'alba per uccidere il povero e il bisognoso. Agisce come un ladro, di notte. L’adultero aspetta l’imbrunire e pensa: “Nessuno mi vedrà”. Si copre la faccia per non essere riconosciuto. Il ladro penetra nelle case di notte, ma di giorno se ne sta rintanato, perché non ama la luce. L’alba lo spaventa come la morte, perché è abituato al buio della notte». «I malvagi son come schiuma portata via dall’acqua. Le loro terre sono maledette da tutti, nessun operaio va a lavorare le loro vigne. Come il sole scioglie la neve e la terra riarsa ne inghiotte l’acqua, così la tomba fa sparire i peccatori. Il malvagio è dimenticato dalla madre, i vermi lo divorano e nessuno lo ricorda, viene abbattuto come un albero. Egli maltratta la donna che non può avere figli e non fa del bene alla vedova. Perciò Dio colpisce con forza i prepotenti; interviene e per essi non c’è più speranza. Dio concede loro di sentirsi al sicuro, ma i suoi occhi seguono attenti le loro azioni. Si credono importanti, ma solo per poco tempo, poi svaniscono; vengono abbattuti e fanno la fine di tutti, falciati come spighe di grano. Chi può dire che non è così e che ho detto menzogne?».
Giobbe 24:1-25 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
Perchè non dirassi che i tempi sono occultati dall'Onnipotente, E che quelli che lo conoscono, non veggono i suoi giorni? Gli empi muovono i termini, Rapiscono le gregge, e le pasturano; Menano via l'asino degli orfani; Prendono in pegno il bue della vedova; Fanno torcere i bisognosi dalla via, I poveri della terra si nascondono tutti. Ecco, son simili ad asini salvatici nel deserto: Escono al lor mestiere, si levano la mattina per andare alla preda; La campagna è il lor pane, per li lor fantini. Mietono il campo, E vendemmiano la vigna che non è loro. Fanno passar la notte agl'ignudi senza vestimenti, Sì che non hanno con che coprirsi al freddo. Sono bagnati dalle acque che traboccano da' monti; E per mancamento di ricetto, abbracciano i sassi. Rapiscono l'orfano dalla poppa, E prendono pegno dal povero. Fanno andar gl'ignudi senza vestimenti; E quelli che portano loro le manelle delle biade soffrono fame. Quelli che spremono loro l'olio intra i lor muri, E quelli che calcano ne' torcoli soffrono sete. Gli uomini gemono dalla città E l'anima de' feriti a morte sclama; E pure Iddio non appone loro alcun fallo. Essi son di quelli che son ribelli alla luce, Non conoscono le sue vie, E non si fermano ne' suoi sentieri. Il micidiale si leva allo schiarir del dì Uccide il povero, e il bisognoso; E poi la notte opera da ladro. Parimente l'occhio dell'adultero osserva la sera, Dicendo: L'occhio di alcuno non mi scorgerà; E si nasconde la faccia. Di notte sconficcano le case, Che si aveano segnate di giorno; Non conoscono la luce, Perciocchè la mattina è ad essi tutti ombra di morte; Se alcuno li riconosce, hanno spaventi dell'ombra della morte. Fuggono leggermente, come in su le acque; La lor parte è maledetta nella terra, Non riguardano alla via delle vigne. La secchezza e il caldo involano le acque della neve; Così il sepolcro invola quelli che hanno peccato. La matrice li dimentica, I vermini son loro dolci, Non son più ricordati; Anzi i perversi son rotti come un legno. E benchè tormentino la sterile che non partorisce, E non facciano alcun bene alla vedova; E traggano giù i possenti con la lor forza; E, quando si levano, altri non si assicuri della vita; Pur nondimeno Iddio dà loro a che potersi sicuramente appoggiare, E gli occhi suoi sono sopra le lor vie. Per un poco di tempo sono innalzati, poi non son più; Sono abbattuti, e trapassano come tutti gli altri, E son ricisi come la sommità d'una spiga. Se ora egli non è così, chi mi dimentirà, E metterà al niente il mio ragionamento?