Giudici 16:1-31
Giudici 16:1-31 Nuova Riveduta 2006 (NR06)
Sansone andò a Gaza, vide là una prostituta ed entrò da lei. Fu detto a quelli di Gaza: «Sansone è venuto qua». Essi lo circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città e tutta quella notte rimasero quieti e dissero: «Allo spuntar del giorno lo uccideremo». Sansone rimase a letto fino a mezzanotte; e a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che è di fronte a Ebron. Dopo questo si innamorò di una donna della valle di Sorec, che si chiamava Dalila. I prìncipi dei Filistei salirono da lei e le dissero: «Tentalo, e vedi da dove viene quella sua gran forza, e come potremmo prevalere contro di lui per giungere a legarlo e a domarlo; e ti daremo ciascuno millecento sicli d’argento». Dalila dunque disse a Sansone: «Dimmi, ti prego, da dove viene la tua gran forza e in che modo ti si potrebbe legare per domarti». Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Allora i prìncipi dei Filistei le portarono sette corde d’arco fresche, non ancora secche e lei lo legò con esse. C’era gente che stava in agguato, da lei, in una camera interna. Lei gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Egli ruppe le corde, come un filo di stoppa si rompe quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza rimase sconosciuto. Poi Dalila disse a Sansone: «Ecco, tu mi hai beffata e mi hai detto delle bugie; ora dimmi, ti prego, con che cosa ti si potrebbe legare». Egli le rispose: «Se mi si legasse con funi nuove che non fossero ancora state adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Dalila dunque prese delle funi nuove, lo legò e gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» C’era gente in agguato nella camera interna. Egli ruppe, come un filo, le funi che aveva alle braccia. Dalila disse a Sansone: «Fino ad ora tu mi hai beffata e mi hai detto delle bugie; dimmi con che ti si potrebbe legare». Egli le rispose: «Se tesserai le sette trecce del mio capo con il tuo telaio». Lei le fissò al subbio, poi gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Ma egli si svegliò dal sonno e strappò via il subbio del telaio con l’ordito. Lei gli disse: «Come fai a dirmi: “Ti amo”, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte mi hai beffata e non mi hai detto da dove viene la tua gran forza». La donna faceva ogni giorno pressione su di lui con le sue parole e lo tormentava. Egli ne fu rattristato a morte e le aperse tutto il suo cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre; se mi tagliassero i capelli, la mia forza se ne andrebbe, diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Dalila, visto che egli le aveva aperto tutto il suo cuore, mandò a chiamare i prìncipi dei Filistei e fece dire loro: «Venite su, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il suo cuore». Allora i prìncipi dei Filistei salirono da lei e portarono con sé il denaro. Lei lo fece addormentare sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece tagliare le sette trecce della testa di Sansone; così giunse a domarlo; e la sua forza lo lasciò. Allora lei gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Egli, svegliatosi dal sonno, disse: «Io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò». Ma non sapeva che il SIGNORE si era ritirato da lui. I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di bronzo. Ed egli girava la macina nella prigione. Intanto, la capigliatura che gli avevano tagliata cominciava a ricrescergli. Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio a Dagon, loro dio, e per rallegrarsi. Dicevano: «Il nostro dio ci ha dato nelle mani Sansone, nostro nemico. Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire: «Il nostro dio ci ha dato nelle mani il nostro nemico, colui che ci devastava il paese e che ha ucciso tanti di noi». Nella gioia del loro cuore, dissero: «Chiamate Sansone, ché ci faccia divertire!» Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a fare il buffone in loro presenza. Lo posero fra le colonne; Sansone disse al ragazzo che lo teneva per mano: «Lasciami, che io possa toccare le colonne sulle quali poggia la casa e mi appoggi a esse». La casa era piena di uomini e donne, e tutti i prìncipi dei Filistei erano lì; c’erano sul tetto circa tremila persone, fra uomini e donne, che stavano a guardare mentre Sansone faceva il buffone. Allora Sansone invocò il SIGNORE e disse: «Signore, DIO, ti prego, ricòrdati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o Dio, perché io mi vendichi in un colpo solo dei Filistei, per la perdita dei miei due occhi». Sansone tastò le due colonne di mezzo che sostenevano la casa; si appoggiò a esse: all’una con la destra, all’altra con la sinistra e disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!» Si curvò con tutta la sua forza e la casa crollò addosso ai prìncipi e a tutto il popolo che c’era dentro; così quelli che uccise mentre moriva furono di più di quanti ne aveva uccisi durante la sua vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; quindi risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaol, nel sepolcro di Manoà, suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per vent’anni.
Giudici 16:1-31 Nuova Riveduta 1994 (NR94)
*Sansone andò a Gaza, vide là una prostituta ed entrò da lei. Fu detto a quelli di Gaza: «Sansone è venuto qua». Essi lo circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città e tutta quella notte rimasero quieti e dissero: «Allo spuntar del giorno l'uccideremo». Sansone rimase a letto fino a mezzanotte; e a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che è di fronte a Ebron. Dopo questo si innamorò di una donna della valle di Sorec, che si chiamava Dalila. I príncipi dei *Filistei salirono da lei e le dissero: «Tentalo, e vedi da dove viene quella sua gran forza, e come potremmo prevalere contro di lui per giungere a legarlo e a domarlo; e ti daremo ciascuno millecento *sicli d'argento». Dalila dunque disse a Sansone: «Dimmi, ti prego, da dove viene la tua gran forza e in che modo ti si potrebbe legare per domarti». Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde d'arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Allora i príncipi dei Filistei le portarono sette corde d'arco fresche, non ancora secche e lei lo legò con esse. C'era gente che stava in agguato, da lei, in una camera interna. Lei gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Egli ruppe le corde, come un filo di stoppa si rompe quando sente il fuoco. Cosí il segreto della sua forza rimase sconosciuto. Poi Dalila disse a Sansone: «Ecco, tu mi hai beffata e mi hai detto delle bugie; ora dimmi, ti prego, con che cosa ti si potrebbe legare». Egli le rispose: «Se mi si legasse con funi nuove che non fossero ancora state adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Dalila dunque prese delle funi nuove, lo legò e gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» C'era gente in agguato nella camera interna. Egli ruppe, come un filo, le funi che aveva alle braccia. Dalila disse a Sansone: «Fino ad ora tu mi hai beffata e mi hai detto delle bugie; dimmi con che ti si potrebbe legare». Egli le rispose: «Se tesserai le sette trecce del mio capo con il tuo telaio». Lei le fissò al subbio, poi gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Ma egli si svegliò dal sonno e strappò via il subbio del telaio con l'ordito. Lei gli disse: «Come fai a dirmi: “Ti amo”, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte mi hai beffata, e non mi hai detto da dove viene la tua gran forza». La donna faceva ogni giorno pressione su di lui con le sue parole e lo tormentava. Egli ne fu rattristato a morte e le aperse tutto il suo cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre; se mi tagliassero i capelli, la mia forza se ne andrebbe, diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». Dalila, visto che egli le aveva aperto tutto il suo cuore, mandò a chiamare i príncipi dei Filistei e fece dire loro: «Venite su, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il suo cuore». Allora i príncipi dei Filistei salirono da lei, e portarono con sé il denaro. Lei lo fece addormentare sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece tagliare le sette trecce della testa di Sansone; cosí giunse a domarlo; e la sua forza lo lasciò. Allora lei gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Egli, svegliatosi dal sonno, disse: «Io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di bronzo. Ed egli girava la *macina nella prigione. Intanto, la capigliatura che gli avevano tagliata cominciava a ricrescergli. Ora i príncipi dei Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio a *Dagon, loro dio, e per rallegrarsi. Dicevano: «Il nostro dio ci ha dato nelle mani Sansone, nostro nemico. Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire: «Il nostro dio ci ha dato nelle mani il nostro nemico, colui che ci devastava il paese e che ha ucciso tanti di noi». Nella gioia del loro cuore, dissero: «Chiamate Sansone, ché ci faccia divertire!» Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a fare il buffone in loro presenza. Lo posero fra le colonne; Sansone disse al ragazzo che lo teneva per mano: «Lasciami, che io possa toccare le colonne sulle quali poggia la casa, e mi appoggi a esse». La casa era piena di uomini e donne; e tutti i príncipi dei Filistei erano lí; e c'erano sul *tetto circa tremila persone, fra uomini e donne, che stavano a guardare mentre Sansone faceva il buffone. Allora Sansone invocò il Signore e disse: «Signore mio Dio, ti prego, ricòrdati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o Dio, perché io mi vendichi in un colpo solo dei Filistei, per la perdita dei miei due occhi». Sansone tastò le due colonne di mezzo, che sostenevano la casa; si appoggiò a esse: all'una con la destra, all'altra con la sinistra e disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!» Si curvò con tutta la sua forza e la casa crollò addosso ai príncipi e a tutto il popolo che c'era dentro; cosí quelli che uccise mentre moriva furono di piú di quanti ne aveva uccisi durante la sua vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; quindi risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaol, nel sepolcro di Manoà, suo padre. Egli era stato *giudice d'*Israele per venti anni.
Giudici 16:1-31 Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (ICL00D)
Un giorno Sansone si recò a Gaza; incontrò una prostituta e andò con lei. Gli abitanti di Gaza vennero a sapere che c’era Sansone; si appostarono lì attorno, e sorvegliarono tutta la notte le porte della città. Decisero di aspettare l’alba e non si mossero per tutta la notte. Ma Sansone rimase a letto soltanto fino a mezzanotte. Poi si alzò, afferrò la porta della città e la strappò via tutta intera: battenti, stipiti e sbarra. Se la caricò sulle spalle e la portò sulla cima della montagna che è di fronte a Ebron. Qualche tempo dopo, Sansone si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. I capi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Con le tue carezze guarda di farti dire da Sansone perché è così forte, e come si può fare a domarlo. Se puoi scoprire il modo di legarlo e renderlo innocuo, noi ti daremo millecento monete d'argento ciascuno». Dalila disse a Sansone: — Dimmi un po’: perché sei così forte? È possibile legarti e renderti innocuo? Sansone rispose: — Se uno mi lega con sette corde d'arco, nuove e non ancora secche, io divento debole come qualsiasi altro uomo. I capi dei Filistei portarono a Dalila sette corde d'arco, nuove e ancora fresche, ed essa lo legò. Alcuni uomini erano nascosti in agguato in una stanza. Dalila gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli strappò le corde come si spezza un filo appena lo tocca il fuoco. Così il segreto della sua forza rimase nascosto. Dalila disse a Sansone: — Tu mi hai presa in giro e hai raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a legarti. Sansone rispose: — Se uno mi lega con delle funi nuovissime, io divento debole come qualsiasi altro uomo. Allora Dalila prese delle funi mai usate e lo legò. Poi gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». I Filistei erano in agguato nella stanza accanto. Ma Sansone strappò dalle sue braccia le funi, come se fossero del semplice filo. Dalila disse: — Mi hai di nuovo presa in giro e mi hai raccontato storie. Ora dimmi davvero come si fa a legarti. Sansone le disse: — Se prendi sette trecce dei miei capelli, le intrecci nel telaio e le fissi con un picchetto, allora io divento debole come qualsiasi altro uomo. Dalila fece addormentare Sansone, poi con i suoi capelli fece sette trecce, le intrecciò nel telaio e le fissò con un picchetto. Poi gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli si svegliò e strappò tutto, il picchetto e il telaio. Dalila disse a Sansone: — Come puoi dire che mi vuoi bene, se non ti fidi di me? Mi hai presa in giro tre volte, e non mi hai ancora detto perché sei così forte. Essa continuò a interrogarlo, giorno dopo giorno. Alla fine Sansone, stanco delle sue insistenze, le rivelò il suo segreto: — I miei capelli non sono mai stati tagliati, perché io sono consacrato a Dio come nazireo fin dal seno di mia madre. Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole come qualsiasi altro uomo. Dalila capì che Sansone le aveva detto la verità, e mandò a chiamare i capi dei Filistei: «Venite, questa volta mi ha detto la verità!». Essi vennero da lei con il denaro. Dalila fece addormentare Sansone sulle sue ginocchia, e poi chiamò un uomo per tagliare le sette trecce di capelli. La sua forza lo lasciò, e Dalila cominciò a dominarlo. Poi Dalila gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Appena sveglio, egli pensò: «Riuscirò di nuovo a liberarmi, come ce l’ho fatta tutte le altre volte». Ma non sapeva che il Signore lo aveva abbandonato. I Filistei lo catturarono, e gli cavarono gli occhi. Poi lo portarono a Gaza, e lo legarono con una doppia catena di bronzo. In prigione lo obbligarono a far girare la macina del grano. Ma intanto i suoi capelli, che erano stati tagliati, cominciarono a ricrescere. Un giorno, i capi dei Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio al loro dio Dagon e per far festa. Essi cantavano: «Il nostro dio ci ha fatto vincere Sansone, il nostro nemico». Poi, presi dall’euforia, dissero: «Chiamate Sansone, perché ci faccia divertire». Mandarono a prenderlo dalla prigione, e gli fecero fare dei giochi davanti a loro. Poi lo condussero in mezzo ai pilastri. Quando il popolo lo vide, tutti acclamarono al loro dio, e dissero: «Il nostro dio ci ha fatto vincere Sansone, il nemico che ha devastato il nostro paese ha ucciso tanti di noi». Sansone disse al ragazzo che lo teneva per mano: «Lasciami, fammi solo toccare i pilastri che reggono l’edificio. Voglio appoggiarmi». L’edificio era pieno di gente, uomini e donne: erano presenti tutti i capi dei Filistei, e sul terrazzo c’erano circa tremila persone che avevano assistito ai giochi di Sansone. Sansone invocò il Signore e disse: «Signore, mio Dio, ricordati di me! Dammi forza una volta ancora. In un solo colpo mi vendicherò contro i Filistei per tutti e due i miei occhi». Poi Sansone cercò a tastoni i due pilastri centrali che reggevano l’edificio. Si puntò contro di essi, con la destra e con la sinistra, urlando: «Muoia Sansone con tutti i Filistei!» e poi spinse con tutta la sua forza. L’edificio crollò, travolgendo i capi dei Filistei e tutti gli altri. Così, Sansone uccise più persone con la sua morte che in tutta la sua vita. I suoi fratelli e i suoi familiari vennero a prendere il suo corpo. Lo portarono via e lo seppellirono nella tomba di suo padre Manòach in una località tra Sorea ed Estaòl. Sansone era stato giudice, capo d'Israele, per vent’anni.
Giudici 16:1-31 Diodati Bibbia 1885 (DB1885)
OR Sansone andò in Gaza, e vide quivi una meretrice, ed entrò da lei. E fu detto a que' di Gaza: Sansone è venuto qua. Ed essi l'intorniarono, e gli posero insidie tutta quella notte, stando alla porta della città, e stettero cheti tutta quella notte, dicendo: Aspettiamo fino allo schiarir della mattina; allora l'uccideremo. Ma Sansone, giaciuto fino a mezza notte, in su la mezza notte si levò, e diè di piglio alle reggi delle porte della città, e alla due imposte, e le levò via, insieme con la sbarra; e, recatelesi in ispalla, le portò in su la sommità del monte, ch'è dirimpetto ad Hebron. Egli avvenne poi, ch'egli amò una donna, della valle di Sorec, il cui nome era Delila. E i principi de' Filistei salirono a lei, e le dissero: Lusingalo, e vedi in che consiste quella sua gran forza, e come noi potremmo superarlo, acciocchè lo leghiamo, per domarlo; e ciascun di noi ti donerà mille e cento sicli d'argento. Delila adunque disse a Sansone: Deh! dichiarami in che consiste la tua gran forza, e come tu potresti esser legato, per esser domato. E Sansone le disse: Se io fossi legato di sette ritorte fresche, che non fossero ancora secche, io diventerei fiacco, e sarei come un altr'uomo. E i principi de' Filistei le portarono sette ritorte fresche, che non erano ancora secche; ed ella lo legò con esse. Or ella avea posto un agguato nella sua camera. Ed ella gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli ruppe le ritorte, come si rompe un fil di stoppa, quando sente il fuoco. E non fu conosciuto in che consistesse la sua forza. E Delila disse a Sansone: Ecco, tu mi hai beffata, e mi hai dette delle bugie; ora dunque, dichiarami, ti prego, con che tu potresti esser legato. Ed egli le disse: Se io fossi legato ben bene con grosse corde nuove, le quali non fossero ancora state adoperate, io diventerei fiacco, e sarei come un altr'uomo. E Delila prese delle grosse corde nuove, e lo legò; poi gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Or l'agguato era posto nella camera. Ed egli ruppe quelle corde d'in su le sue braccia, come refe. Poi Delila gli disse: Tu mi hai beffata fino ad ora, e mi hai dette delle bugie; dichiarami con che tu potresti esser legato. Ed egli le disse: Se tu tessessi le sette ciocche del mio capo ad un subbio. Ed ella conficcò il subbio con la caviglia, e gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli, svegliatosi dal suo sonno, se ne andò con la caviglia del telaro, e col subbio. Ed ella gli disse: Come dici: Io t'amo; e pure il tuo cuore non è meco? Già tre volte tu mi hai beffata, e non mi hai dichiarato in che consiste la tua gran forza. Or avvenne che, premendolo essa ogni giorno con le sue parole, e molestandolo, sì ch'egli si ne accorava l'animo fino alla morte, egli le dichiarò tutto il suo cuore, e le disse: Rasoio non salì mai in sul mio capo; perciocchè io son Nazireo a Dio dal seno di mia madre; se io fossi raso, la mia forza si partirebbe da me, e diventerei fiacco, e sarei come qualunque altr'uomo. Delila adunque, veduto ch'egli le avea dichiarato tutto il cuor suo, mandò a chiamare i principi de' Filistei, dicendo: Venite questa volta; perciocchè egli mi ha dichiarato tutto il cuor suo. E i principi de' Filistei salirono a lei, recando in mano i danari. Ed ella addormentò Sansone sopra le sue ginocchia; poi, chiamato un uomo, gli fece radere le sette ciocche del capo; e così fu la prima a domarlo, e la sua forza si partì da lui. Allora ella gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli, risvegliatosi dal suo sonno, disse: Io uscirò come l'altre volte, e mi riscoterò; ma egli non sapeva che il Signore si era partito da lui. E i Filistei lo presero, e gli abbacinarono gli occhi, e lo menarono in Gaza, e lo legarono con due catene di rame. Ed egli se ne stava macinando nella prigione. Or i capelli del capo ricominciandogli a crescere, come erano quando fu raso, i principi de' Filistei si adunarono per fare un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per rallegrarsi; e dissero: Il nostro dio ci ha dato nelle mani Sansone, nostro nemico. Il popolo anch'esso, avendolo veduto, avea lodato il suo dio; perciocchè dicevano: Il nostro dio ci ha dato nelle mani il nostro nemico, e il distruggitore del nostro paese, il quale ha uccisi tanti di noi. E, quando ebbero il cuore allegro, dissero: Chiamate Sansone, acciocchè ci faccia ridere. Sansone adunque fu chiamato dalla prigione, e giocava in presenza loro. Ed essi lo fecero stare in piè fra le colonne. E Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: Lasciami, e fammi toccar le colonne, sopra le quali la casa è posta; acciocchè io mi appoggi ad esse. Or la casa era piena d'uomini e di donne; e tutti i principi de' Filistei erano quivi; e in sul tetto v'erano intorno a tremila persone, uomini e donne, che stavano a veder Sansone, che giocava. Allora Sansone invocò il Signore, e disse: Signore Iddio, ricordati, ti prego, di me, e fortificami pur questa volta, o Dio; acciocchè ad un tratto io mi vendichi de' Filistei, per li miei due occhi. Poi, abbracciate le due colonne di mezzo, sopra le quali la casa era posta, pontò, attenendosi ad esse, avendo l'una alla man destra, e l'altra alla sinistra. E disse: Muoia io pur co' Filistei. E, inchinatosi di forza, la casa cadde addosso a' principi, e addosso a tutto il popolo che v'era dentro. E più furono quelli che Sansone fece morire alla sua morte, che quelli ch'egli avea fatti morire in vita sua. Poi i suoi fratelli, e tutta la casa di suo padre, vennero, e lo portarono via; e salirono, e lo seppellirono fra Sorea ed Estaol, nella sepoltura di Manoa, suo padre. Or egli giudicò Israele venti anni.