Dal Consumo alla Coltivazione

Quando smetti di essere spettatore e diventi agricoltore dell'anima

Versetto: "Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prese e seminò nel suo campo" - Matteo 13:31 (NR06)

Entri in chiesa come un consumatore affamato che entra al ristorante. Le aspettative brillano nei tuoi occhi: "Cosa mi serviranno oggi? La musica mi emozionerà? Il predicatore mi ispirerà? Uscirò soddisfatto?" Ti siedi nel banco come in poltrona di teatro, le mani vuote protese non per dare, ma per ricevere. Il cuore in modalità "attesa": che altri accendano il fuoco che tu contemplerai da lontano. Ma c'è una parola antica che sussurra una verità che ti spezzerà il cuore.

"Culto" viene dal participio passato del verbo latino colere, cultus - coltivare, seminare, far crescere con le proprie mani. Non "assistere al culto" come si assiste a uno spettacolo. Rendere culto come il contadino che al mattino presto affonda le mani nella terra umida e semina quello che nutrirà la sua famiglia. Ogni domenica, Dio ti consegna un campo. Ogni canto è un seme da piantare nel terreno del tuo cuore. Ogni preghiera è acqua che fai scorrere sulle radici della fede. Ogni momento di silenzio è sole che riscalda quello che hai seminato. Ma tu? Continui a stare ai margini del campo, aspettando che qualcun altro faccia il raccolto per te.

Gesù non disse: "Venite ad assistere al regno dei cieli." Disse: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che seminò" - (Matteo 13:3, NR06) un uomo che SEMINÒ, con le sue mani, nel suo campo, con fiducia che il piccolo seme sarebbe diventato albero immenso. Ogni volta che varchi la soglia della chiesa, Dio ti sta gridando: "Ecco il tuo campo. Ecco i tuoi semi. Ora coltiva." Non "Siediti e guarda cosa fanno gli altri" ma "Prendi questi semi di adorazione e piantali nel terreno della tua anima." Cosa succederebbe se domani entrassi in chiesa non come consumatore ma come coltivatore? Se invece di pensare "Spero che oggi mi diano qualcosa di bello" pensassi "Oggi seminerò qualcosa di eterno"? Se invece di valutare la qualità dello spettacolo, ti concentrassi sulla qualità del terreno del tuo cuore?

Il campo è davanti a te. I semi sono nelle tue mani. Il sole di Dio splende già. L'unica domanda che rimane è: sei pronto a sporcarti le mani di terra sacra?

Stamattina, prima di uscire di casa, fermati davanti allo specchio. Guardati negli occhi e chiedi: "Sto andando a consumare il culto di qualcun altro, o a coltivare il mio?" Poi cammina verso la chiesa come un agricoltore cammina verso il suo campo all'alba: con le mani pronte a lavorare, il cuore pronto a seminare, l'anima pronta a crescere. Perché Dio non ha bisogno di un altro spettatore. Ha bisogno di un altro coltivatore del sacro. E tu potresti essere quello.

Ma c'è un segreto nascosto nel primo canto che intonerai domani...