MEDITAZIONI SUL VANGELO DI LUCA PER LA FAMIGLIACampione

MEDITAZIONE 4 "Presentazione al Tempio": Si tratta dell’ultimo evento relativo alla nascita di Gesù. Dopo questo episodio, Giuseppe, Maria e Gesù si stabiliranno a Nazaret, e di lui non sapremo più nulla fino ai dodici anni, quando tutti torneranno nuovamente al Tempio per la festa di Pasqua. Nella storia di oggi, Luca sottolinea due idee sottese presenti in tutto il suo Vangelo. Seppure rivolto a greci e romani (nessuno dei quali provava particolare simpatia per gli ebrei), il Vangelo di Luca non presenta Gesù come il novello Mosè, colui che darà la nuova Legge, anche se insiste sulle sue radici ebraiche, sul suo ambiente e sulle sue condizioni. Subito dopo la circoncisione prescritta, riferita in soli tre versi, afferma che tutti i riti erano stati compiuti «come prescrive la legge». In questo passaggio la legge verrà citata altre due volte. Luca ci dice inoltre che «i suoi genitori [di Gesù] si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua (2, 41). Più avanti, esattamente come Matteo, Luca inserirà la genealogia di Gesù (3, 23-38). L’altra caratteristica è l’importanza degli umili, di coloro che «non contano affatto». Nel momento della nascita di Gesù, abbiamo visto che gli angeli invitarono i pastori, personaggi ai margini, a vedere il neonato «Messia e Signore» (2, 8-20). Durante la sua prima predica nella sinagoga di Nazaret, Gesù proclama la propria missione: è stato mandato «a portare ai poveri il lieto annuncio» (4, 18), e va ricordato che i «poveri» non sono solo coloro che hanno bisogno, ma coloro che riconoscono la propria, umile condizione davanti a Dio. Simeone non è un sacerdote, né viene riferito un suo ruolo particolare nel Tempio. Si trovava lì, mosso dallo Spirito, nella speranza di vedere il Messia del Signore. Quello che vede nella realtà è il figlio di genitori poveri, ma lui sente comunque che la promessa si è compiuta e proclama la propria gratitudine per aver veduto la salvezza di Dio per tutte le genti, la «luce per rivelarti alle genti». Nelle sue parole sentiamo l’eco della prefazione di Giovanni: il Verbo era «la luce degli uomini» che era andato al suo popolo. Neppure Anna ha un ruolo ufficiale nel Tempio. È, per così dire, un «nessuno», ma anche lei loda Dio per qualcosa che, forse, non comprende appieno, la lieta novella per quanti «aspettavano la redenzione di Gerusalemme».